Drive → Bmw i8. Ho visto il futuro, e il futuro è luminoso

Nel 2014 ci sono delle targhette plastificate nei bagni di quasi ogni hotel. A volte le stesse targhette si trovano anche sul comodino o sul letto. Ricordo ancora la prima volta che ne vidi una, qualche anno fa negli Stati Uniti. Recitava: “proteggere il nostro pianeta è un dovere comune, lasciate i vostri asciugamani a terra se volete che siano cambiati.” Aspettate, non è ancora finita. Un’altra targhetta vicina al letto: “le lenzuola verranno cambiate ogni tre giorni, salvo vostra gentile richiesta”. Ricordo di aver letto quest’ultima due volte.

La stessa nazione che rade al suolo un grattacielo per costruirne uno nuovo non appena le tubature sono un pochino incrostate, la stessa nazione che edifica resort a cinque stelle in mezzo al deserto, la stessa nazione che prima di tutte le altre ha fatto del consumare copiosamente acqua solamente per alimentare fontane decorative uno sport, mi stava dicendo di essere parsimonioso con la mia igiene personale. Pensavo fosse una questione U.S.A., ma oggi una simile ironia si trova ovunque. È questo leggero alone di ipocrisia il motivo principale per cui forse rispettare e proteggere il pianeta e prostrarsi ciecamente al movimento ambientalista sono due cose diverse.

Qualche anno fa le istituzioni di tutto il mondo, Unione Europea in primis, hanno deciso di dare la colpa all’auto. L’automobile, una volta simbolo letterale e metaforico di libertà, è diventata nel giro di pochi anni capro espiatorio di tutto. Protezione ambientale inclusa. Le contromisure adottate sono state, per la maggior parte, mal pensate e peggio applicate. Come una sceneggiatura tirata via per distribuire il film in fretta in tutte le sale. Euro 1, 2, 3, 4, 5, 6. Contate da 1 a 10. Ecco un’altra normativa Euro. Un investimento spropositato che uccide i piccoli marchi e appesantisce quelli grandi e che serve, sostanzialmente, a ridurre l’impatto su atmosfera e su consumi sulla carta più che nella realtà. Tante tecnologie potenzialmente interessanti come il motore rotativo e il motore a idrogeno sono state lasciate nel dimenticatoio per concentrarsi quasi unicamente, eccetto per un tentativo di tuffo nel 100 % elettrico, sulla tecnologia ibrida.

Cerchiamo di essere onesti. Petrolio o non petrolio, consumi o non consumi, ci sono alcuni fatti e verità. Non possiamo tornare al paleolitico, né rimanere ancorati a una tecnologia (il motore a combustione interna classico) fondamentalmente uguale a sé stessa da quando è nata. L’ibrido, piaccia o non piaccia, è una delle tante strade che conducono alla totale libertà automobilistica dal petrolio, anche se non sono così sicuro sia la migliore, visto che un’auto ibrida è sempre fortemente dipendente dal propulsore termico che monta. Forse. Di certo, fino ad oggi, le case hanno pensato solo a sviluppare auto fin troppo pragmatiche. Nonostante i migliori sforzi di burocrazia e tassazioni allucinanti, costi di gestione famelici e un mercato molto, forse troppo, amalgamato, l’automobile rimane un oggetto di desiderio e passione, prima che un mezzo di trasporto.

Allora tutti in piedi e un applauso a BMW, perché la i8 è forse la prima ibrida interamente desiderabile. Qualunque ragione per acquistarla passa in secondo piano. Sì, i prezzi partono da 134.300 €. Tanti soldi, tantissimi. Ma la i8 è un’auto prodotta in serie e ci sono persone che spendono cifre simili per una berlina. Quest’auto marca un territorio ben differente, e aperte dovute virgolette più “umano”, rispetto alle fuoriserie e molto, molto più costose Porsche 918, Ferrari LaFerrari e McLaren P1 con cui qualcuno potrebbe azzardare un paragone. Quindi parliamo dell’i8, che al momento non ha di fatto rivali vere e proprie.

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Intanto guardatela. Le portiere ad ala di gabbiano, il lunotto posteriore inclinato e lungo, la presa d’aria sul cofano anteriore, i pannelli laterali scolpiti dal vento e il paraurti posteriore preso ad “accettate”. Ogni dettaglio stilistico di quest’auto porta la didascalia “supercar”. O forse per rimanere più in tema con la linea futuristica e con il concetto avanguardista, #supercar. Hashtag supercar. Ecco questa è la prima Hashtag Supercar. Voglio brevettare qui e davanti a voi questa categoria. Se in futuro la voce Hashtag Supercar sarà di fianco a Hatchback, Berlina, Station Wagon, Coupe. Sappiate che qui su decappottabiliontheroad.com lo abbiamo detto per primi.

La i8 monta un tre cilindri in linea turbo da 1,5 litri a iniezione diretta di benzina che sviluppa 231 cavalli, al quale si aggiunge una power unit elettrica da 131 cavalli composta da batterie agli ioni di litio. La potenza totale, calcolatrice alla mano, è di 362 cavalli che sono sufficienti, nonostante il peso non piuma di 1.485 kg a far scattare questa BMW da 0 a 100 in 4,4 secondi. Le portiere ad ala di gabbiano (la cui apertura “alare”, unita alla seduta infossata rispetto alla carrozzeria, rende l’accesso un po’ scomodo, per dovere di cronaca) rivelano un abitacolo a misura di guidatore e adatto solo a due persone di tipica fattura BMW. In teoria ci si entra in quattro, a patto che i passeggeri posteriori siano privi di gambe e di testa.  L’auto si muove razionalmente, non scatta, non scalpita, non sbraita. A dispetto del peso l’auto fluttua in strada come se pesasse trenta chili e cambia direzione in maniera fluida. Come spesso accade per auto di questo genere, ci sono tre modalità: eco, pro e sport.

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Concentriamoci sulla modalità sport. Un tasto con simile dicitura ormai lo si trova persino sulle utilitarie, ma sul tunnel centrale della i8 si possono solamente selezionare le modalità pro e eco, mentre la modalità sport può essere selezionata dal cambio. Quest’ultima, oltre a rendere più reattive le cambiate (automatico a 6 marce quando il motore termico è in uso, a 2 per l’elettrico, palette al volante) e la risposta dell’acceleratore e illuminare di rosso lo sfondo del contagiri e contachilometri, si traduce in una cosa interessante e anomala.

Il motore prende suono. Il sommesso brontolio di questo piccolo e onesto, anche se molto potente, millecinquecento CC viene trasformato, merito dell’impianto audio e un’ottima programmazione sonora del cervello dell’auto, in un ruggito baritono e incalzante.

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La i8 scivola in strada con sorprendente facilità, non è più difficile da guidare di una BMW Serie 1, è fluida e morbida ai comandi, dinamicamente adeguata e illumina l’asfalto che copre. È un’auto scenica, unica senza essere sibaritica. Per qualche ragione, mi riesce difficile immaginare qualche calciaTTore che ne acquista una. La i8 ispira più eleganza di quella che il suo prezzo base 134.300 suggeriscano. Si dice che il vero lusso sia scegliere, e la BMW i8 è un’auto che richiede una precisa, decisa e dichiarata scelta. È difficile immaginarsi qualcuno che la compri senza sapere anche solo vagamente cos’è.

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È un’auto non comune, non è a buon mercato, non è per tutti e non è perfetta. Se oggi esiste una i3 che costa cara per quel che è, una i8 che costa cara in termini generici, magari un domani avremo una i5 che costa come una media sportiva ma va il doppio consumando la metà. Ma questa sportiva ibrida e affascinante ed è anche una dichiarazione d’intenti. Con quest’auto BMW non dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che la tecnologia ibrida sia la strada intelligente e giusta da seguire per liberarsi dal peso del petrolio. Ma dimostra che è possibile costruire ibride che non hanno nulla da invidiare, in termini di divertimento e prestazioni, alle loro equivalenti rivali di mercato con motore “standard”.

Con la i8 abbiamo visto il futuro, ed è luminoso.

 

ringrazio infinitamente Charlotte Mascagni e la concessionaria Autoeur di Firenze Sud per l’auto in prova.

http://www.autoeur.it/

 

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luogo: Firenze, Ottobre 2014

auto: Bmw i8

testo & foto di A. Renesis

riproduzione riservata°

 

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