La prima volta che ho guidato una Ferrari ho guidato la meno Ferrari di tutte le Ferrari.
Con la California la casa di Maranello s’è buttata negli azzardi. V8 davanti, hard top, cambio a doppia frizione, iniezione diretta, sospensioni multilink. Tutte prime volte per la rossa.
Poi pochi mesi dopo ho guidato quella che è stata definita dalla stampa mondiale un’auto perfetta. La 458 Italia. Che per dire la verità, oggettivamente, mi è sembrata vagamente “finta”. Sembrava di guidare un telefono cellulare. Un telefono cellulare molto evoluto ma sempre un telefono cellulare: tutto molto elettronico e davvero poco meccanico. Però è innegabile che abbia un’anima. Quindi non importa se il “manettino” ha 5 posizioni di cui 4 inutili (il tipico sultano dell’Oman che ne prenderà 5 per sé e per i figli neanche sa come si scrive manettino, figuriamoci se sa a che serve). Non importa se il volante è stupido e non importa nemmeno che costi così tanto. E che sia così larga da essere inutilizzabile in città. E scomoda.
Poi la Ferrari ha annunciato e presentato la monoposto 2011, chiamata F150. In onore dei 150 anni della nostra penisola. Solo che la Ford se l’è presa e ha minacciato di farle causa. Certo, è comprensibile. E’ piuttosto facile fare confusione tra un pick-up da lavoro venduto praticamente solo negli Stati Uniti e una monoposto F1 non stradale che gareggia in uno sport essenzialmente NON conosciuto nè seguito dagli americani. D’altronde è probabile che alla Ferrari non avessero tanta voglia e tempo da perdere con un’azienda che da quando esiste è in rosso, e consapevoli del fatto che siccome la legge è legge (e a volte stupida) la causa l’avrebbero probabilmente persa, l’hanno rinominata 150 Italia.
Mi rendo conto che il cliente tipo della Ferrari è e rimane il sultano del Bahrein o vattelappesca ma la Ferrari è e rimane Italiana.
E questo nessun altro al mondo lo può dire a parte noi. Per cui buon compleanno, Italia!