Ultimo saluto alla C 63 AMG col fantastico aspirato da 6,2 litri. Auto adatta per portare i bambini a scuola a 800 km/h. (Ma che purtroppo da ora in poi avrà un cuore diverso)

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Ogni settimana qualche colletto bianco dell’Unione Europea, persone che lavorano a Bruxelles, indossano cravatte a pallini e hanno pochi capelli, decide che per il bene degli orsi polari che vivono in alta Norvegia i costruttori auto devono assolutamente buttare via anni di lavoro e miliardi spesi in miglioramenti rimpiazzando un motore di 6 litri di cilindrata da 500 cavalli, con uno da 5,5 litri di cilindrata con 505 cavalli. Apparentemente, questo rende il mondo un posto più salutare dove vivere.

A quel punto un genio del marketing tedesco, quasi sempre di nome Stephen oppure Christian, annuncia gloriosamente che il loro nuovo motore riduce del 7 % le emissioni, del 5 % i consumi a fronte di una coppia maggiore del 3 %, una velocità massima incrementata del 2 % e uno 0-100 migliorato di 0,0000001 millesimi di secondo. Questo perché, Karl Heinz e Thomas, rappresentanti di ditte di cemento di Mannheim e Shirohito Mutsumura, boss della Jakuza di Osaka, ovvero i tipici clienti AMG (oltre a GG s’intende) possano continuare a vendere cemento o nel caso di Shirohito, affogarci la gente nel cemento, con la consapevolezza di fare qualcosa per il nostro pianeta che ci assicurano (toh, guarda, l’ennesima giornata di bel sole mentre scrivo) sta morendo.

Di cosa non si sa.

Facciamo le dovute premesse, non ho guidato il nuovo 5,5 litri biturbo. Premessa numero 1.

Premessa numero 2: non è una cosa che riguarda solo l’AMG. Riguarda anche il gruppo VW per esempio, che sta sostituendo i vecchi 2 litri con i nuovi 1,6; i vecchi 1,6 con i nuovi 1,2. E la BMW, e il gruppo Fiat…
Ci viene detto che questo aggiornamento tecnologico è necessario per migliorare prestazioni e ridurre i consumi. Ok.

Ma io so che un 1,9 turbodiesel consuma pochissimo, così come un 1,6 turbodiesel consuma pochissimo. Non c’è nessuna differenza. E non ci vuole Jeremy Clarkson o un ingegnere meccanico per spiegarvi che un 6,2 litri da 500 cavalli consuma tantissimo, esattamente come un 5,5 biturbo v8 consuma tantissimo. La realtà è una e una sola: si tratta delle dannatissime emissioni di co2.

Il mercato dell’auto, già martoriato da tasse, imposte, mancanza di fondi statali e rincari continui di assicurazioni e carburanti è costantemente tartassato da governi idioti che fanno di tutto per scoraggiare la vendita e appesantire i bilanci delle aziende automobilistiche con costi di gestione dovuti ad aggiornamenti tecnologici semplicemente non necessari.
Ma non mi va di politicizzarmi o far polemica. E non mi va nemmeno di dire che non me ne frega un accidente di quanti grammi di co2 si risparmiamo, quanti chilometri con un litro si guadagnano e della velocità massima. Non mi importa nulla della coppia e non mi importa assolutamente niente dello 0-100.
Non c’è nemmeno paragone tra un motore aspirato e un motore turbo. Il turbo è finto, incerto, scattoso e altalenante. Un aspirato è fluido, vigoroso, continuo e soprattutto…la differenza di rumore. Ma non divaghiamo.

Partiamo dall’inizio, e l’inizio ha luogo in una delle piazze principali di Prato in un giorno di Marzo? Febbraio?

Avrebbe anche potuto essere Novembre o Settembre…non ricordo. Ma il tuono del v8 aspirato da 6,2 litri (anche se sulla fiancata c’è scritto 6,3) dell’ AMG C Station Wagon di GG quello me lo ricordo, eh sì, lo ricordo…

Alessandro

Una delle cose più belle dei motori, auto o moto non importa, è il suono.

Un bel mono da enduro, un bicilindrico da SBK, un rauco tre cilindri inglese, tutta la pletora di 4 cilindri più o meno urlanti, e poi ancora un sei in linea, i numerosi V6, per finire con l’elite, i V8, i V10, i V12 o addirittura l’assurdo W16 della Veyron.

Ognuno di questi motori ha un rumore caratteristico, che naturalmente può cambiare per mille motivi, tecnici e non, ma quando è bello, è bello e basta. Quello del V8 made in AMG somiglia a un muggito. Che detto così sembra brutto, ma non lo è affatto. Un suono ancestrale e profondo, che sembra provenire dal centro della terra. La mia C63 mi mancherà per diversi motivi, uno dei principali è proprio la soddisfazione immensa che provavo mettendola in moto in garage: il risveglio dei suoi quattro scarichi cromati dentro le mura in cemento armato del piccolo antro mi è entrato dentro, e non mancava di dipingere un sorriso vagamente ebete sul mio viso, fosse anche stato fino ad allora il peggior mattino della mia vita.
Quindi, visto che anche solo metterla in moto mi faceva tanto felice, perché io non ho più quest’auto?

Beh, ma per le sue emissioni di CO2, naturalmente, cos’altro?

Ho una coscienza anch’io, e non riuscivo più a convivere con la consapevolezza che ogni volta che la mettevo in moto, un albero nella foresta amazzonica aveva un attimo di smarrimento, crisi esistenziali e probabilmente si affogava di cioccolato. O qualunque cosa facciano gli alberi quando hanno momenti no. Questo prima di essere abbattuto da un boscaiolo, ovviamente.
I consumi di un motore di 6 litri sono ovviamente altissimi, a prescindere dall’uso che se ne fa.
In condizioni ideali, cioè a 120/130 all’ora costanti in autostrada, la mia C63 faceva tra i 7,5 e gli 8 km con un litro.

Ma nell’uso normale percorrevo 350-400 km tra un pieno e l’altro, il che significa 6-6,5 km con un litro.

In pista il consumo crollava a 2-2,5 km con un litro, ma in generale bastava voler guidare davvero per qualche decina di chilometri su strade di collina o montagna, per far scendere la lancetta del carburante a vista d’occhio. Letteralmente.

Tutta questa smodata emissione di CO2 si traduceva in in una spinta impressionante, che cambiava registro intorno ai 4500 giri, trasformando il suddetto muggito nel latrato di una muta di cani, e proiettava le quasi 2 tonnellate della macchina in un’altra dimensione spazio-temporale.

Ma veniva anche convertita in una quantità impressionante di calore, sia all’interno del cofano, con le ventole che lavoravano per cercare di contenerla (spesso non riuscendoci, in pista il cambio è andato spesso in modalità protetta) e, soprattutto, con gli scarichi che si arroventavano trasmettendo il calore al portellone a alla parte interna della bauliera.

Un motore d’altri tempi, una vera furia, ma, nella stragrande maggioranza delle situazioni, anche del tutto inutile.

Quindi, ovviamente, mi piaceva da morire.

Ora, a parte la questione consumi, se Ale mi chiedesse “riprenderesti una AMG?” per il momento risponderei di no.

E non perché stanno sostituendo questo portentoso motore aspirato con un turbo poco più piccolo (ma c’è qualcuno che davvero si beve ‘sti discorsi?), ma in quanto credo nel downsizing “vero”, che significa motori più piccoli, più gestibili, più “diesel”  e soprattutto più leggeri. E in AMG, come anche nella divisione M di BMW, di leggero hanno solo la birra in mensa. Anzi, visti certi eccessi, forse neanche quella.

Gianfranco

Testo di Alessandro Saetta Vinci e Gianfranco Giachetti

Foto di Jonathan Domenici

Grazie a GG per il contributo a Jonathan per le foto e alla modella Eleonora.

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