L’edizione 2022 del Salone di Ginevra non si svolgerà. Per il terzo anno di fila. A darne conferma è il salone stesso (tramite gli organizzatori) che hanno parlato di “rimandare, non cancellare” e assicurano che il salone si svolgerà regolarmente nel 2023. Sì. Certo.
Sarebbe facile e allettante, per loro, utilizzare il Covid come scusa per questa decisione. E infatti è quel che hanno fatto. E sarebbe facile e allettante, per noi, prendersela con gli organizzatori, ma la verità come sempre sta nel mezzo: il Salone di Ginevra stava diventando obsoleto, e la pandemia ha dato il colpo di grazia.
La slavina è stata messa in moto dalla gestione della cancellazione dell’edizione 2020. Nel Marzo dell’anno X, mentre alcuni paesi prendevano misure straordinarie per l’epidemia (noi per primi, e più duramente di tutti, come sappiamo), gli organizzatori attesero l’ultimo secondo, quando la maggior parte dei costruttori era già sul posto, per rimandare il salone. Questo avvenne perché volevano scaricare sul Cantone di Ginevra, un ente pubblico e istituzionale, la responsabilità della cancellazione, per poter gestire meglio l’inevitabile contraccolpo economico, legale e d’immagine.

Possiamo discutere fino al 2024 sul metodo e su come, alla fine dei conti, magari non è colpa di nessuno, ma entrando nel merito, la gestione della cancellazione fu un disastro, e un colpo non indifferente alla credibilità del salone. Soprattutto agli occhi dei costruttori.
Il Geneva International Motor Show, GIMS SWISS per gli amici, è il più grande evento pubblico in Svizzera, con circa 600.000 spettatori ogni anno, e per tentare di salvare il salvabile, la Foundation ‘Salon International de l’Automobile’ – gli organizzatori fino a quel momento – si rivolse al Cantone per chiedere un prestito di 16,8 milioni di franchi svizzeri per coprire il costo della cancellazione. Il Grand Council del Cantone disse sì, ma a due condizioni. 1, la Foundation avrebbe dovuto ripagare 1 milione di franchi entro giugno 2021 e 2, avrebbe dovuto garantire lo svolgimento dell’evento per il 2021. La Foundation disse di no, e poi mollò la presa sul salone.
Circa un anno dopo, siamo al punto di partenza. Maurice Turrettini, presidente del nuovo gruppo che gestisce l’evento, ha affermato: “Abbiamo tentato di tutto per tenere vivo GIMS nel 2022 ma nonostante i nostri sforzi, la pandemia non è sotto controllo ed è una minaccia per eventi al chiuso così grandi come GIMS.”
C’è certamente un elemento di verità in questo, ma è anche vero che di eventi in larga scala ce ne sono stati di recente. Alcuni si sono reinventati. Alcuni paesi hanno utilizzato varie versioni di quello che noi chiamiamo ‘Green Pass’, altri invece no, ma il risultato non cambia: di eventi se ne fanno, quindi questa motivazione da sola non regge.

E infatti ci ha pensato Sandro Mesquita, l’AD del salone, a dire come stanno le cose. L’amministratore delegato del GIMS ha parlato di crisi dei semiconduttori, ha parlato del mercato che non è in salute e poi ha detto, questa è la parte chiave, “i costruttori hanno altre priorità.”
Il mondo auto è cambiato drasticamente in pochi anni. Non è più un mondo meccanico, è un mondo tecnologico. Ed è cambiata anche la comunicazione, e molti brand, che già avevano dubbi sull’utilità di saloni generalisti prima della pandemia, hanno capito di poterne fare a meno. Goodwood e Villa d’Este funzionano perché sono dinamici e interattivi. Funzionano i saloni gratuiti. Funzionano saloni specializzati come CES e SEMA. Funzionano saloni targettizzati per determinate regioni. Ginevra non è nulla di tutto questo, ed è anche molto costoso. Ed è per questo che molti produttori non possono, o non vogliono, investire milioni in uno show che non cambia da decenni: un salone al chiuso, statico, organizzato in un paese che [apertamente] non ama le auto (ora un po’ meno, da quando è elettrica), in un magazzino gigante. È fuori dal tempo.
Marchi come Ford, JLR e Volvo hanno detto a chiare lettere che non parteciperanno a saloni auto globali e generalisti (salvo eccezioni specifiche) in futuro. Altri, come VW, Mercedes e BMW, danno priorità a eventi su suolo amico quando ci sono (come IIA a Monaco poche settimane fa) e la Cina. Poi c’è Stellantis, il nuovo gruppo sta attraversando una fase di ristrutturazione profonda e non può sprecare soldi né fare errori, infatti aveva già annunciato che non avrebbe partecipato a GIMS.
Altri, soprattutto i brand esclusivi, sono ormai concentrati in eventi di nicchia dedicati alla clientela (esistente o di prospettiva) e/o online.
Magari sbaglio. Magari Ginevra ha futuro. A me piaceva ma ormai non più. E sono convinto che fra un anno saremo qui, ancora a volta a leggere titoli tipo “Salone di Ginevra: salta anche l’edizione 2023.”

Questo articolo è stato precedentemente scritto e pubblicato per Italia News su Drivetribe