Sono e rimango il più aspro critico di me stesso e c’è una cosa che mi rimprovero riguardo a queste pagine elettroniche: la mancanza d’Italianità. Scorrendo un po’ nell’archivio troviamo Ford Mustang in California, Lotus, Nissan, Mazda, Romania, Inghilterra e così via. E l’Italia? Non è certo per mancanza di cose da dire perché io amo l’Italia. C’è un proverbio che dice “per capire quanto è bella l’Italia devi lasciarla.”Perché se rimani sempre qua in zona, piano piano le cose belle vengono offuscate dai problemi, dalle ataviche questioni che ci rendono un paese poco appetibile secondo alcuni. Sicuramente molti criticano la nostra disorganizzazione, alto tasso di corruzione, burocrazia, il nostro sistema sanitario, il nostro sistema di prevenzione sociale, l’istruzione, il lavoro. E questo prima di arrivare alla gestione del turismo, delle strade, dei mezzi di trasporto pubblico, le tasse e il modo in cui il nostro paese sembra addormentato. Già. Tutto vero, tutto dimostrabile.
Poi però alcuni, quelli più intelligenti, iniziano a farsi delle domande. Perché effettivamente se io adesso, in questo esatto momento in cui sto scrivendo, uscissi in strada quello che vedrei sarebbero un bel sole e una temperatura decente. Poi potrei camminare un po’ per vedere molte case e molte auto, anche molto costose. Potrei guidare e arrivare a Firenze. In piazza del Duomo, al Piazzale Michelangelo. E poi potrei proseguire, chissà, magari fino in Germania. Per scoprire che le famose autostrade tedesche, notoriamente sgombre, prive di limiti di velocità assurdi e ampie, in realtà sono esattamente come le nostre, perché anche lì i tir vanno a 82 km/h per superare altri tir che vanno a 80 km/h occupando la corsia di sorpasso. Potrei scoprire che in realtà non è vero che non ci sono limiti di velocità perché solo meno del 50 % delle Autobahn tedesche è effettivamente senza limiti. Potrei anche notare come sì, ci sono quattro corsie per senso di marcia, ma solo intorno alle grandi città, intorno a Berlino e Francoforte, esattamente come ci sono qua intorno a Milano, Roma e Bologna. Come so queste cose? Le so perché io l’ho attraversata la Germania in auto. Poi potrei andare in Inghilterra per scoprire che la famosa, puntualissima ed efficacissima metropolitana di Londra in realtà non è né puntuale né efficace. Oh, beh, certo, se ci andate per quattro giorni una volta nella vita non avrete problemi. Ma provate a starci un po’ di più. Provate a non fare i turisti ma a pensare come “locali”, oppure provate a utilizzarla se avete appuntamenti importanti. Scoprirete che ci sono molte linee cancellate e ritardi, senza contare il fatto che in Estate i treni metropolitani sono invivibili per via del caldo.
Poi magari potrei andare in California, stato americano famoso per essere severo e rigido quando si tratta di codice della strada. Lì non si sgarra, altro che qui. Ok. Sapete cosa succede in California se vi beccano a guidare alla velocità di 300 km/h su una strada con il limite di 120? 500 Dollari di multa. Stop. Nient’altro. Recidività? Punita con 750 Dollari di multa. E se invece lo fate in Italia? Beh, multa dai 779 (con la nuova legge in arrivo) ai 2.000 Euro, sospensione della patente dai 6 ai 12 mesi, taglio di 10 punti. Recidività nel giro di 2 anni? Ti tolgono la patente.
Ma come? Ma non eravamo noi quelli permissivi, con la mano troppo morbida?
Potremmo lamentarci poi dei prezzi alti e delle tasse. Giusto. Vero. Lo sapevate che, per esempio, i danesi hanno uno stratosferico 65 % di tasse sul reddito? Devo continuare?
No. Meglio di no.
Io vedo molti motivi per essere fiero dell’Italia. Citando d’impulso i primi che mi vengono in mente: il nostro mare, le nostre montagne, le nostre città, la nostra cultura, la nostra arte, i nostri stilisti, la nostra cucina e, in questo caso, le nostre auto. Le auto da sole, costituiscono un buon motivo per essere fieri del Made in Italy, chi fra voi ha guidato una Ferrari sa benissimo di cosa sto parlando.
Un paio di settimane fa ho guidato la Ferrari California. E non l’ho guidata in Tanzania o nel Colorado o, che so, a Miami. No. L’ho guidata nel cuore della notte e nel cuore di Milano. Negli ultimi anni ho avuto qualche bella esperienza di guida, ho attraversato la Death Valley con una Mustang, ho guidato la Tesla nel centro di Londra, una Mini in Svezia, ho guidato anche sul circuito cittadino di Monte-Carlo. Nessuna di queste esperienze si avvicina all’emozione di guidare una Ferrari tra le luci della città dei Navigli e della “Madunina”.
La Ferrari California è una prima assoluta per la casa del Cavallino. E’ la prima auto con un V8 montato anteriormente, è la prima con il cambio a doppia frizione a 7 marce, la prima con il tetto ripiegabile in metallo, la prima con l’iniezione diretta di benzina e la prima con le sospensioni multi link. E’ anche la prima Ferrari che ho guidato, a dire la verità. E non assomiglia neanche vagamente a nessun’altra auto che abbia mai provato. Non che non abbia mai guidato auto veloci. Negli ultimi mesi ho potuto guidare ad esempio la Lamborghini Gallardo Spyder , che è più brutale della Ferrari, e l’elettrica (letteralmente) Tesla Roadster che in accelerazione sembra (ed è) più veloce della California.
Niente si avvicina alla California. Basta prendere posto sul sedile di guida, serve solo accendere il motore e sentire l’incredibile e evocativo suono del V8 che prende vita. Quest’auto respira e emana Italianità. Non servono molte parole per descrivere la fluidità con cui divora l’asfalto, o la potenza con cui spinge in avanti. Non potete dire di non amare le auto finché non ne avete guidata una.
La Ferrari California è un ottimo motivo per amare l’Italia e racchiude in sé anche le ragioni per cui amo le auto.
Una tonnellata e qualcosa di passione, velocità e anima.
La prova su strada e le foto sono state realizzate in occasione del Coaching Party On The Road presso l’Enterprise Hotel di Milano.
Roberto Rasia Dal Polo è direttore del Coaching di Guida, l’innovativo corso di guida sicura che offre la possibilità di imparare a guidare meglio e con intelligenza, con un pilota esperto accanto.