“Zimbabwe ripiego dell’ultimo minuto, Jeremy Clarkson aveva scelto un altro paese,” la rivelazione dietro al finale del Grand Tour


In molti, noi compresi, avevano dato per scontato che la decisione di concludere il gran tour in Zimbabwe fosse stata la prima scelta sin dall’inizio.


Jeremy Clarkson stesso aveva fatto intendere che la decisione fosse in parte casuale, perché avevano scelto l’ultimo paese in ordine alfabetico, ma anche una sorta di riproduzione nostalgica del primo vero vero Special di Top Gear, quello in Botswana.



Come rivelato in un podcast da Richard Porter, sceneggiatore del Gran Tour, la scelta di recarsi in Zimbabwe è stata di fatto un ripiego, un piano B.

“All’inizio avevamo scelto gli Stati Uniti, una sorta di Coast to Coast dove usare la [futuribile] fine del motore a scoppio come metafora della fine del Gran Tour,” ha detto Porter.

Ma, stando a quanto riferito da Porter, lì sono iniziati i problemi.


La prima obiezione è arrivata da James May, che ha fatto notare come il motore a scoppio non sia morto, e nonostante l’incedere delle auto elettriche rimarrà in produzione, utilizzato da una larga fetta del mondo certamente per un bel po’ di tempo.

A questa obiezione simbolica ha fatto seguito un’obiezione pratica da parte della produzione.



Jeremy Clarkson avevo infatti pensato a un gran finale in pompa magna.

L’idea era quella di concludere la puntata sul Golden Gate Bridge di San Francisco, con una scena cinematografica in cui tutte le auto sul ponte avrebbero dovuto fermarsi mentre un drone si alza in cielo fino lo schermo sfuma in nero.

Sono poi subentrate problematiche logistiche e organizzative, perché questo avrebbe significato far chiudere il Golden Gate per le riprese.


Dopo diverse riunioni e discussioni, Jeremy Clarkson stesso ha preso una decisione e ha semplicemente detto, “allora non si fa. Scegliamo un altro posto.”


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