Stellantis non decolla, e adesso Tavares potrebbe perdere il posto


Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, non rimarrà alla guida del gruppo quando scadrà il suo mandato nel 2026.

I vertici del gruppo multinazionale hanno fatto capire che non ci sono margini di manovra per un rinnovo, e Tavares dovrà lasciare dopo cinque anni alla guida del gruppo di cui i primi tre, dal 2021 ad oggi, molto deludenti.



A oltre tre anni dalla fusione di FCA con PSA, non si vedono progressi significativi.

I marchi che andavano bene o benino allora (Jeep, Ram, Peugeot su tutti) sono esattamente dov’erano tre anni fa, mentre quelli che andavano male (Alfa Romeo e Lancia su tutti) sono ancora fermi al palo.

Poi c’è il capitolo Fiat, con una gamma che invecchia e che sopravvive ancora di vendite di due modelli, Panda e 500, ormai un po’ obsoleti, e che comunque si reggono solo su alcuni mercati.



La gestione erratica è stata penalizzata da due fattori, uno esterno e uno interno.

Quello esterno riguarda la crescita esponenziale di alcuni marchi, soprattutto quelli cinesi, quasi totalmente focalizzati sull’elettrico, che nel giro di tre anni hanno aumentato le vendite (e di tanto) e soprattutto si stanno internazionalizzando.

Quello interno riguarda appunto la gestione dell’elettrico.

Non si è ancora capito cosa voglia fare Stellantis, con un approccio all’elettrico molto zoppicante che alla fine ha scontentato tutti.

Quel che è successo con Fiat 500 è un esempio lampante.

Solo elettrica, anzi no, anche ibrida. Anzi vediamo. Anzi, parliamone.



Il risultato è che i potenziali acquirenti di EV stanno lontani da Stellantis perché l’offerta è scarsa dal punto di vista numerico e non particolarmente elettrizzante (scusate il gioco di parole) dal punto di vista qualitativo.

D’altro canto gli acquirenti che non vogliono EV si sono comunque allontanati da Stellantis perché dal 2021 ad oggi, il gruppo non ha fatto progressi nemmeno in questo senso.


Quel che è certo è che Stellantis ha al suo interno ben cinque marchi italiani (Abarth, Fiat, Maserati, Alfa Romeo e Lancia), uno più in crisi dell’altro, con numeri di vendita in costante calo e produzione che ormai è quasi totalmente slegata al territorio.

La ciliegina sulla torta è la comunicazione a tratti francamente tragicomica.


Un’azienda globale non può trovarsi invischiata in situazioni, ancora volta chiediamo scusa per i termini e toni, un po’ ridicole come quel che è successo con Alfa Romeo Milano, chiamata prima Milano, appunto, salvo poi dover cambiare il nome perché è prodotta in Polonia.

Discorso molto simile con Topolino e 600, con Fiat costretta in entrambi i casi a rimuovere il tricolore perché, anche in questo caso, le due auto sono in prodotte rispettivamente in Marocco e Polonia.



Stellantis è nata dalla fusione di un gruppo francese con uno italo-americano con sede in Olanda, di proprietà franco-italo-americana, con al comando un amministratore delegato portoghese.

Quindi ci sembra doveroso usare un espressione inglese per descriverne la gestione: ‘amateur hour‘.

L’espressione nacque dalla tradizione dei talent show degli anni 50, in cui veniva concessa un’ora di performance agli amatori, non professionisti.

Oggi l’espressione amateur hour viene usata per descrivere lavoro e risultati di quelli che, citando Aldo, Giovanni & Giacomo, “non sono professionisti. Sono presi dalla strada.”