Un nuovissimo brand auto fa ‘reverse engineering’ alla luce del sole


I marchi auto testano regolarmente l’auto della concorrenza. Si tratta di una pratica che esiste da sempre, con lo scopo ultimo di fare ‘reverse engineering’.

Tradotto, tu sei il mio rivale di mercato, e allora io prendo possesso del tuo mezzo, lo testo, lo smonto pezzo per pezzo e cerco di capire dove sbaglio io e dove fai bene tu. E viceversa.


Lo si fa da sempre, ma vista l’attenzione diremmo quasi patologica che ogni cosa che riguarda Tesla riesce a generare, per qualche motivo lo si fa ormai alla luce del sole quando si tratta del brand di Elon Musk.

Dopo Ferrari, che ha di recente testato una Model S intorno a Maranello, Ford e Porsche (che hanno acquistato un Cybertruck ‘usato’ a cifre spaventose), Xiaomi si è unita alla festa.



Lin Bin, co-fondatore e attuale presidente di Xiaomi, ha beatamente condiviso un post su Weibo, che più o meno è l’Instagram o il Facebook cinese, una foto con una Model Y.

“Ho messo le mani su una Model Y, voglio provare il FSD (guida autonoma, ndr)”, recita la didascalia.

Tutto molto bello.



Xiaomi, che ovviamente nasce come marchio di smartphone, si è di recente messa a fare auto.

E le cose vanno anche abbastanza bene.

Per il primo modello, chiamato SU7, Xiaomi prevedeva una produzione di 100.000 esemplari nei primi 12 mesi.

Invece ne hanno vendute 90.000 solamente nelle prime 24 ore.


Considerato il fatto che a quanto pare ci mettono 76 secondi a produrre un’auto, probabilmente riusciranno a produrne ben più di 100.000 prima della fine dell’anno.


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