La Cina nel mondo, l’Editoriale del Lunedì


È passato oltre un decennio dall’episodio di Top Gear in cui Clarkson e May (in quel caso senza Hammond) si recarono in Cina per toccare con mano il mercato auto nel paese che, all’epoca veniva raccontato come in potenziale ascesa.


Nel corso dell’episodio, May e Clarkson guidarono vari tipi di automobili prodotte in Cina, quasi tutte davvero scadenti, con un paio di eccezioni.



Anche se le auto cinesi lasciavano a desiderare, la traiettoria era già ben chiara.

“Nel 1977, c’erano un milione di auto in Cina. Nel 2008, ce n’erano 51 milioni. Ora ce ne sono 85 milioni”, ci raccontava James May nell’episodio girato nel 2011 e trasmesso a Febbraio 2012.

Nel 2023, il parco circolante consisteva in ben 420 milioni di veicoli per uso privato tra auto, pick-up e minivan.


Quel che è cambiato da allora è il modo in cui i produttori cinesi riescono a imporsi fuori dal mercato nazionale.

I mercati di riferimento a livello globale sono ancora quasi tutti in quello che consideriamo ‘Occidente’. Ovvero i mercati europei e nordamericani, a cui aggiungiamo il mercato giapponese, ovviamente situato a est ma che si muove sull’influenza occidentale a trazione americana.

A questi va aggiunto il mercato in Medio Oriente, nello specifico la penisola araba, che però anche in questo caso merita una menzione a parte perché, come ben noto, è un mercato importante soprattutto per i brand di lusso.



Ma le cose stanno cambiando. I mercati considerati minori, come l’Africa e l’America Latina, sono in ascesa. E comprano auto prodotte in Cina.

Anche la Russia, per ragioni ovvie, si sta aprendo al mercato cinese. Anche marchi storici, risalenti all’era sovietica, come Moskvitch, sono di fatto auto cinesi con uno stemma diverso.



Soprattutto, e questo è quello che conta per noi, i marchi cinesi stanno arrivando anche da noi. E per da noi intendiamo sia il nostro mercato di riferimento, l’Unione Europea, che il mercato italiano stesso.


Quel che accadrà in futuro, probabilmente, dipenderà molto da cosa succederà nel controverso mercato delle auto elettriche.

In Europa, sia dentro che fuori dall’UE, l’auto elettrica va a due velocità, con paesi dove se ne vendono molte e paesi dove se ne vendono poche.


E in questo specifico segmento, complici prodotti europei spesso troppo cari e non particolarmente entusiasmanti, dominano Tesla e i marchi cinesi, BYD su tutti.

Secondo uno studio pubblicato da CNBC, un veicolo elettrico su quattro venduto in Europa nel 2024 sarà prodotto in Cina.



A noi, è quasi scontato dirlo, non conviene.

L’industria automobilistica italiana non è in buone condizioni.

Certo, diciamo ancora la nostra nel mercato del lusso, ma quando si tratta del mercato generalista, le auto italiane ormai non sono più italiane, sono prodotte (spesso all’estero) su piattaforma sviluppata prima per i brand che prima erano parte di PSA e poi ricarrozzate.

Alfa Junior, una Peugeot 2008 sotto mentite spoglie, è un esempio lampante.



E non solo una questione di produzione, ma anche una questione di influenza.

Qual è la soluzione? Difficile trovarne una. Decide il mercato, come sempre, e il mercato globale sembra, almeno per ora, andare in quella direzione.


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