Scopriamo i dettagli della partnership tra Bugatti e Rimac


Sono passati ormai quasi tre anni dall’inizio della partnership fra Bugatti, brand francese allora di proprietà del gruppo VW, e Rimac, il produttore croato diventato famoso per l’incidente che ha coinvolto Richard Hammond durante un episodio del Grand Tour.


Iniziamo dalle buone notizie. Nonostante Bugatti-Rimac sia adesso un’entità unica, di fatto con Rimac al comando (Mate Rimac, fondatore di Rimac, è l’ad del brand), Bugatti rimane un produttore di supercar NON elettriche.

E non solo, la prossima Bugatti avrà ancora un 16 cilindri.

Ma come siamo arrivati a questa partnership un po’ strana?


Un giorno durante un ordinario consiglio d’amministrazione, qualcuno deve aver fatto la domanda che molti intorno al tavolo cercavano di evitare, cosa fare con Bugatti?

Un gruppo come VW non può permettersi che uno o più dei brand all’interno del proprio ventaglio non sia in linea con il mercato e con le esigenze finanziarie del gruppo stesso. Bugatti venne acquisita da VW nel 1998 e riportata in vita nel 2005 con Veyron, la prima auto di serie a superare i 400 orari.

La Veyrona venne poi sostituita da Chiron, a cui fecero seguite un’infinità di versioni speciali.



Negli ultimi sedici anni, il brand di Molsheim si è evoluto creando un’intera gamma di hypercar con velocità massima oltre i 400 o addirittura 500 km/h (Bolide) e cartellino del prezzo sempre e solo a (almeno) sette zeri.

Tutti i modelli Bugatti sono alimentati da un W16 8 litri che VW ha sviluppato espressamente per Veyron e modificato negli anni per mantenere il passo con tempi ma ormai questo non basta più.

L’elettrificazione è inevitabile, nonostante alcune voci autorevoli nel mondo auto (Tavares, AD di Stellantis e Toyoda, ex AD ora presidente di Toyota su tutti) stiano finalmente cercando di mettere le istituzioni davanti ai dubbi e le contraddizioni del propulsore elettrico.


Ma è troppo tardi, ed è troppo poco.

Nel futuro immediato, salvo giravolte a 180 gradi francamente impensabili, le auto diventeranno elettriche, o se non altro ibride.

Ecco perché Volkswagen ha deciso di cercare la soluzione in casa, coinvolgendo Porsche e Rimac nel nuovo progetto che ha cambiato Bugatti.



Porsche possedeva una fetta consistente del costruttore croato Rimac (24%), e i due brand formarono una joint venture per incorporare Bugatti.

Oliver Blume, allora amministratore delegato di Porsche, a Mate Rimac, AD e fondatore di Rimac, firmarono le carte, annunciando il nome del nuovo costruttore, Bugatti-Rimac, con sede a Zagabria, Croazia.

Tutto ciò che riguarda propulsori e batterie viene costruito in Croazia, mentre tutto il resto, incluso l’assemblaggio, avviene presso la fabbrica Bugatti di Molsheim in Francia.



A joint venture completata, a Rimac spettò il 55% di Bugatti mentre Porsche rimase con il 45% di Bugatti e il 24% di Rimac.


Rimac non è solo un brand di automobili ma è, anche e soprattutto, un produttore di batterie, piattaforme e propulsori elettrici e questo farà un enorme differenza in futuro.

Allo stato attuale, ci sono diverse auto che utilizzano tecnologia Rimac (Jaguar E-Type Zero, Audi E-Tron GT, Porsche Taycan, Pininfarina Battista, Cupra e-Racer concept, Koenigsegg Regera, Aston Martin Valkyrie, per citarne alcune) e solo una fra queste è una Rimac (Nevera).



Forse, ripetiamo forse, un domani anche Bugatti-Rimac diventerà un brand elettrico. Ma per ora non lo è, quindi godiamocela.


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