La storia del Wankel – Dagli esordi nel secolo scorso alle Mazda RX


Foto sopra: Mercedes C111 fotografata dall’autore alla fiera d’auto epoca di Padova – una delle pochissime auto rotative non prodotte da Mazda

La storia del motore a scoppio è stata finora intensa e inarrestabile, ma lineare.

Durante la propria esistenza, il propulsore termico ha vissuto cambiamenti evolutivi, ma pochi fra questi cambiamenti sono stati rivoluzionari.


Felix Wankel nacque in Germania nel 1902, ricco in genialità e inventiva, ma povero in denaro, Felix studiò la meccanica da auto-didatta, non potendosi permettere l’università.

Fu preso per pazzo quando, a soli 17 anni, rivelò di voler costruire un nuovo tipo di motore.

Nel 1924, a 22 anni, Wankel inventò il motore rotativo e nel 1929 riuscì a registrarne i diritti.



Ci mise tantissimo ma, alla fine, molti anni dopo, nel 1957, Felix riuscì a costruire il primo rotativo interamente funzionante.

Ancora oggi, la sua geometria è l’unica eccezione alla formula cilindro-e-pistone che sia riuscita ad arrivare alla produzione di massa.


Sebbene il motore rotativo fosse già stato utilizzato sulla RX-7 (tra le altre), il mondo dei motori fu costretto a prendere seriamente il propulsore rotativo inventato da Wankel quando nel 1991, alla guida di una Mazda 787B, Johnny Herbert, Volker Weidler e Bertrand Gachot conquistarono la vittoria alla 24 Ore di Le Mans.



La RX-7, la stradale in produzione fino al 2002, è diventata un’icona “pop” dell’auto.

Leggenda rinforzata dalle numerose apparizioni nella saga di Fast & Furious, Initial D, Need for Speed e Gran Turismo su tutte.

Fu sostituita nel 2003 dalla RX-8, un’auto veloce e fluida, anche se piena di problemi.

La RX-8 montaa un 1,3 litri da 231 cavalli con solamente due parti in movimento, i due rotori.

Un propulsore V6 equivalente, tra valvole, albero motore, pistoni, etc, ne ha a decine.



Sfortunatamente, per Mazda e per gli acquirenti, la RX-8 era tanto bella quanto dispendiosa.

Poco affidabile e con consumi di olio e di benzina da W12.

Dopo i vari, e vani, tentativi di riportarlo in auge con una potenziale erede della RX-8, tipo la RX-Vision che vedete qui sotto, il Wankel sembrava essere destinato al dimenticatoio.



Mazda è poi riuscita a riportare in vita il Wankel rotativo, anche se in una forma che è tutto tranne che è eccitante.

Ma tant’è.



La MX-30 (sopra), un SUV di medie dimensioni, è alimentato a batterie e utilizza una sorta di evoluzione del rotativo per estendere l’autonomia.

Come cambia il mondo.


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