
In vista dell’uscita sugli schermi italiani di “Race of Glory: Audi vs. Lancia” il film che racconta la rivalità nel mondo del rally tra Lancia e Audi all’inizio degli anni ottanta, ci sembra doveroso parlare un pò di un altro film di successo che racconta un pezzo di storia del motorsport : Le Mans ’66 – La grande sfida.
Ford V Ferrari, questo il titolo originale della pellicola, è un film del 2019, diretto da James Mangold (Logan, Ragazze Interrotte, Indiana Jones e il quadrante del destino) che porta sul grande schermo la storia un po’ romanzata della rivalità tra due colossi dell’automobile, Henry Ford e Enzo Ferrari.
Tuttavia la trama non si focalizza solamente sul mondo delle corse, portando in scena in egual misura anche il rapporto di amicizia tra Carroll Shelby ( Matt Damon) e Ken Miles (Christian Bale).
Carroll Shelby, ex pilota di F1 negli anni cinquanta per Maserati e Aston Martin, dopo un ritiro forzato dal mondo delle corse a causa di problemi cardiaci, fonda la Shelby-American per produrre la sua vettura sportiva, la Cobra.
Nel corso degli anni collaborerà anche con Ford, nella progettazione della Ford GT40.
Sarà proprio Carrol Shelby ad essere chiamato da Henry Ford per collaborare alla progettazione di un’auto in grado di vincere nelle gare su circuito, nel tentativo di contrastare l’egemonia di Ferrari nel campo delle corse.
Una rivalità dovuta a motivi economici, in quanto Ford non poteva fregiarsi di alcuna vittoria nel mondo del Motorsport, ma anche una piccola vendetta personale del magnate americano.

All’epoca infatti Ferrari era in crisi, il Drake stava affrontando una serie di problematiche economiche e familiari, tra cui la prematura scomparsa del figlio Dino e aveva avviato una trattativa con la Ford, per vendere parte della compagnia, peccato che dopo mesi di trattative il tutto si risolse in un nulla di fatto.
Le condizioni avanzate da Ford vennero ritenute inaccettabili, troppi compromessi e interferenze a livello gestionale, un affronto per Enzo Ferrari, che liquidò il delegato Ford senza tante cerimonie, mandando in fumo tutto l’accordo.
Ford quindi decise di umiliare il “rivale” nel suo punto di forza, le corse.
Come battere la decennale esperienza di Ferrari, costruttore e pilota lui stesso, in un campo in cui la Ford non si era mai cimentata?
Progettando una nuova auto, nata per le corse, ma purtroppo i team di ingeneri e progettisti dalle più blasonate scuderie britanniche (Lotus, Cooper, Lola) chiamate in prima battuta dal magnate americano non portano i risultati sperati e qui entra in gioco Shelby e il suo amico di lunga data, nonché meccanico e pilota Ken Miles.
Il film è incentrato sulla rivalità tra le due case automobilistiche con una punta di faziosità verso Ford, ma questo, trattandosi di produzione americana, non è particolarmente sorprendente.

Kenneth Henry Jarvis Miles, classe 198, britannico di nascita e americano d’adozione, è stato un pilota e collaudatore anche per la Ford, la sua conoscenza meccanica e le sue doti di pilota hanno contribuito in maniera decisiva alla fantomatica prima vittoria della Ford sul circuito di Le Mans nel 1966.
Dire che Miles è cresciuto a pane e motori non è un’esagerazione, già a undici anni il piccolo Ken inizia a correre gare motociclistiche.
Appena sedicenne, nel 1933, lascia la scuola per andare a lavorare come apprendista alla vicina Wolseley Motors di Birmingham, dove oltre a portare a casa la pagnotta, si dedica alla sua grande passione per la meccanica, sempre in questo periodo conosce la donna che diventerà sua moglie e lo supporterà per tutta la sua carriera, Mollie.
Durante la seconda guerra mondiale Miles entra nell’esercito, dove raggiunge il grado di sergente, durante il D-Day è alla guida di un carro armato al comando di un’intera unità. Alla fine della guerra tuttavia, Ken torna a dedicarsi alle sue passioni, i motori e le corse automobilistiche.
Inizia a lavorare alla Morris e nel frattempo si dedica alle competizioni sul territorio Albionico, tra le auto guidate troviamo Bugatti e Alfa Romeo.
All’inizio degli anni cinquanta Miles si trasferisce negli Stati Uniti, li, sotto il sole della California continua a gareggiare per hobby, partecipando alle gare organizzate dalla SCCA (Sports Car Club of America) con una Moto TD, Successivamente modifica la sua MG, migliorandone il motore ed infine sempre su base MG costruisce la propria vettura, chiamandola Flying Shingle, Gareggia e vince spesso Miles, dimostrando le sue ottime doti di pilota e meccanico.
La Flying Shingle compete e batte a Pebble Beach perfino un giovane James Dean a bordo della sua Porsche 356 Super Speedster, peccato che a causa di un’infrazione tecnica verrà poi squalificato dalla competizione.
Di certo Miles si fa notare, vincente, con un carattere a tratti irascibile, ma che nonostante tutto attira l’attenzione. Tra il 1956 e il 1961 partecipa a molte gare guidando la cosiddetta “Pooper” una monoposto Cooper modificata con motore e trasmissione di una Porsche 356.
Nei primi anni sessanta Ken Miles viene notato da Carroll Shelby ed entra a far parte della Shelby America Inc. come collaudatore e come pilota nella Shelby Cobra.
Proprio in quegli anni Shelby viene contattato dalla Ford, per succedere lì dove gli ingegneri inglesi avevano fallito, continuando la titanica ma prioritaria impresa della Ford di battere la Ferrari sul suo terreno più favorevole, le corse automobilistiche.
I risultati cominciano ad arrivare, l’esperienza di Shelby e il talento di Miles danno ottimi frutti per quel che riguarda la messa a punto della Ford GT40, Ken Miles non solo conferma di essere un’ottimo pilota in grado di portare l’auto al limite massimo delle sue prestazioni, ma anche un ottimo meccanico, che grazie alle sue conoscenze meccaniche ed un innato istinto individua abilmente i punti deboli della vettura.
Grazie a Miles arrivano i primi risultati per la scuderia Ford, nel 1965 si piazza secondo alla 24 ore di Daytona al volante della Ford GT40 Mark II, nello stesso anno debutta anche alla 24 ore di Le Mans, ma a causa di un guasto al cambio è costretto a ritirarsi prima della fine della gara.
Nonostante l’indiscutibile talento, Miles è fortemente osteggiato dal management Ford, che a discapito della bravura non vede in lui il modello di pilota ideale adatto all’immagine della compagnia.
Ken Miles non è di classe, le sue origini e il suo carattere non rispecchiano la figura dell’uomo di successo che Ford vuole rappresentare, poco conta se gira veloce e porta a casa risultati.
Come a Daytona, nel 1966, dove si aggiudica la vittoria della 24 ore, o a Sebring dove porta a casa un altro primo posto nella 12 ore, infine tocca alla fatidica 24 ore di Le Mans, dove Miles fa faville, battendo il record della pista più volte durante la gara.
Miles è primo, con quattro giri di vantaggio, per tutta la gara ha portato avanti una performance spettacolare al limite delle capacità di auto e pilota.
E’ un momento storico per la Ford che vede coronato il sogno di vincere a Le Mans e battere la Ferrari sul suo campo favorito.
Il management Ford vede la possibilità di celebrare il momento con una foto spettacolare, le tre Ford GT40 che tagliano il traguardo fianco a fianco in modo trionfale.
A Miles viene ordinato di rallentare, così da farsi raggiungere dai compagni di squadra Bruce McLaren e Ronnie Buckum, Ken ubbidisce, probabilmente a malincuore ma rallenta e le tre auto si avvicinano al traguardo affiancate, peccato che McLaren e Buckum accelerano tagliando il traguardo, l’ipotetica vittoria a parimerito sfuma, nonostante i giri di vantaggio e i record battuti,
Miles non viene dichiarato primo a causa di alcuni cavilli nel regolamento di gara, perdendo lo storico primato di aver vinto nello stesso anno a Daytona, Sebring e Le Mans.
Non ci furono altre occasioni per Ken Miles, pochi mesi dopo, mentre collaudava il prototipo della Ford GT40 Mark IV sul circuito di Riverside, California, perse la vita.
L’auto che viaggiava a più di 320 chilometri orari verso la fine del tracciato esce di pista, si ribalta e prende fuoco, uccidendolo sul colpo.
