Lewis come Juan Manuel_

Una vittoria che è lì, in arrivo, che sia fra poche ore o poche giorni, per un mondiale che è stato scritto e concluso con la testa, prima ancora che con le mani e con il piede destro. Quello che controlla il pedale del gas per chi, come Lewis Hamilton, ha imparato anche a dosarlo quando serve.

Impressionante, per costanza di rendimento (ha vinto almeno un GP per ognuna delle 12 stagioni di F1 in cui ha corso) e per solidità mentale. Pilota inossidabile nell’abitacolo e stella glamour fuori. Nessuno come lui. Come scriveva il nostro Davide Valsecchi, che oltre a essere un ottimo pilota è pure bravo con le parole, “Nessuno può fare quello che fa Hamilton. Vita da rockstar fuori e sempre il risultato in pista.”

Primo atleta di colore a vincere un mondiale F1. Appena sfiorato, perso un punto, nel 2007 e poi vinto, di nuovo per un solo punto, nella stagione successiva. Col padre, ma questa ormai è accademia e lo sappiamo tutti, che faceva quattro lavori contemporaneamente e con una situazione familiare non semplice anche per il fratello con delle problematiche motorie. Tirato su da solo, il Luigino, e adesso che ha capito che i mondiali si vincono anche con la calcolatrice e la lucida freddezza in testa, boh, sarà difficile strappargli il titolo finché non decide lui di smettere. Il migliore, al momento, e uno fra i migliori cinque di sempre, parola di Fernando Alonso.

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