Fontane all’esterno dell’hotel Bellagio, Las Vegas
Mi piace il cinema. Quando si tratta di film i miei gusti sono semplici e banali. Per farla breve, guardo volentieri qualunque film purché nel copione siano previsti, in abbondanza, almeno alcuni fra i seguenti elementi: donne possibilmente nude, auto possibilmente veloci, esplosioni, spionaggio, azione, sparatorie, arti marziali, senso dell’umorismo, Daniel Craig, Olga Kurylenko, almeno una location esotica e almeno uno dei personaggi deve sempre indossare uno smoking.
Quindi, come potete dedurre dai miei interessi cinematografici a dire il vero un po’ sempliciotti, non sono un esperto. Eppure persino io, in qualità di non esperto, sono in grado di capire che realizzare una trilogia che funzioni è quasi impossibile.
Sì perché il copione, scusate il gioco di parole, è sempre lo stesso.
Si comincia con il primo film che se supportato da una buona strategia di marketing e con una storia dotata di un qualche appeal commerciale inevitabilmente avrà successo. E qui il gioco si fa difficile perché il secondo film ha l’arduo compito di piacere e incassare di più del precedente, ma con diversi handicap in partenza. Punti di forza? Il budget per il secondo film sarà più alto rispetto a quello stanziato per il primo. Punti di debolezza? Il secondo film sarà meno originale, la storia avrà bisogno non solo di essere accattivante ma anche coerente con quello del primo e mentre il primo film non aveva niente da perdere, il secondo ha tutto da perdere perché è accompagnato dalle aspettative dei fans. E l’aspettativa è la più grossa alleata del fallimento.
Sul terzo le cose si fanno di nuovo un po’ più semplici. Nella peggiore delle ipotesi sarà una degna conclusione e nessun danno ulteriore potrà essere fatto. Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere l’occasione ideale per chiudere col botto.
Una delle trilogie meglio riuscite del cinema moderno è a mio avviso quella di Ocean’s.
11, 12, 13.
Le fontane del Bellagio rappresentano la conclusione perfetta per il primo dei tre film, Ocean’s 11, quando alla fine gli undici di Ocean si ritrovano appoggiati al muretto esterno al Bellagio con 150 milioni di dollari in tasca, appena rubati dal vault del Bellagio stesso.
Si tratta di uno spettacolo talmente perfetto che nemmeno provo a descriverlo con le parole.
Guardatevi Ocean’s 11 e avrete una vaga (molto vaga) idea.
Palco teatrale costruito sull’acqua a Bregenz, Austria
Molto prima che Moccia e Twilight renderessero l’esperienza cinematografica infantile e primordiale, e prima che i film fossero trasformati in poco più che soap opera, perché un buon copione, che fosse film o serie televisiva, avesse successo contavano tre cose e tre cose soltanto.
Il posto, il posto e il posto.
Pensate a Sex & The City. Avrebbe avuto lo stesso successo se fosse stato ambientato a Carate Brianza?
Io non credo.
Quindi, in questa sezione c’è il “qui hanno girato”.
E iniziamo da Bregenz. In Austria.
Avete presente l’ultimo film di 007, Quantum of Solace?
Il cattivo del film, il tizio francese brutto e con gli occhi esageratamente sporgenti, si riunisce con gli altri cattivi a Bregenz, lo spettacolo teatrale è la Tosca. Bond arriva, ammazza un po’ di gente e rovina la festa a tutti. Sapete come va, no?
A dire il vero, va detto che dal vivo il posto risulta molto meno elegante di come appare nel film. Con quelle orrende sedie da stadio della Cremonese. Il palco lo smontano e ricostruiscono ogni anno con un tema diverso.
Comunque, non che a Bregenz abbiano poi molto altro da fare. Presumo.