ALFA 4C.
Ai bei vecchi tempi possedere un’Alfa Romeo era il massimo. Significava avere stile. Dimostrava che eri una persona interessante e non un rappresentante di una ditta di stoviglie, altrimenti avresti comprato un’Audi o una Mercedes, una persona che volentieri si ospitava a cena a casa e non un presuntuoso figlio di buona famiglia, altrimenti ti saresti comprato una BMW.
A onor del vero, vorrei aggiungere alla lista e quindi al paragone anche tutti quelli che compravano una Porsche ma il problema è che erano tutti morti nella mezzora immediatamente successiva dopo aver ritirato la loro 911 dalla concessionaria.
Che spesso finiva accartocciata contro un albero. O dentro un burrone.
La parola Alfa era associata a foulard di seta, all’Italia, a orologi sopra il polsino della camicia e vino rosso e lungomare Adriatico e Tirrenico.
L’Alfa era simbolo di classe, di eleganza e di conoscenza.
Poi qualcosa da qualche parte a un certo punto della storia è andato storto. Ci siamo ritrovati con TT, SLK e Z4 a spartirsi la torta tra le spider/coupè sportive e nessuno ha comprato la Brera/Spider. Le berline? Anche peggio. Uscite in strada e contate le Audi A4, le BMW Serie 3 e le Mercedes classe C.
Dopo 5 minuti ne avrete contate almeno 150. Tutte station wagon. E tutte di color grigio tristezza. E tutte con alla guida una persona molto seria con una faccia molto seria. Adesso contate il numero di Alfa 159.
I figli dei vostri pronipoti saranno vecchi prima che possiate arrivare a 5.
Ora però le cose sono cambiate. Di recente ho guidato la Giulietta e fra tutte le sportive medie è sicuramente quella che comprerei. A differenza dell’orribile 147, guidata più che altro da uomini con nomi ridicoli, occhiali da sole quando piove e qualche canzone iper-tamarra sempre a volume troppo alto, la Giulietta non ispira tuning. Se provate a metterle un alettone ha tutta l’aria d’essere pronta a ficcarvelo su per il naso.
Cerchi cromati? Fari idioti? Sedili in pelliccia di orso grizzly? La Giulietta non è niente di queste cose. È classe, è stile, è desiderio. È Andrea Osvart con le ruote. Se non sapete chi è Andrea Osvart cercatela su Google.
Poi ringraziatemi.
Ma torniamo all’Alfa.
Alfa ha annunciato che entro il duemilaqualcosa (la data cambia 4-5 volte ogni ora) produrrà la bellissima 4C.
La voglio.
Bramo per avere quest’auto.
Non si sa il prezzo e so che ho già detto questa cosa per la futura Lotus Elise ma la comprerò. Ne avrò una, un giorno.
In tasca al momento ho 37 centesimi che, anche se ovviamente non bastano per comprarmi un’Alfa 4c, incidentalmente, è esattamente la cifra che varrebbe adesso Chrysler se non fosse stato per il gruppo Fiat.
Ri-parliamone.
Sia lodato il Cielo. La Lotus sta tornando.
Sì. Sono d’accordo. Non ho ancora sentito nessuno che l’abbia detto, ma so che molti se ne lamenteranno e già sono d’accordo. Fra poco vi dico con chi e perché sono d’accordo.
Ma partiamo dall’inizio.
La Lotus sta tornando e fa sul serio. Ne ha per tutti. Elite, 2+2 con V8 da 550 cv e tetto ripiegabile in metallo, roba da far concorrenza a Ferrari California, Corvette ZR1 e Aston DBS. Elan, la leggenda di casa Lotus torna sotto forma di granturismo per competere con Porsche 911 e Aston V8. Eterne, quattro porte, quattro posti, lusso e velocità, per dar filo da torcere a Panamera e Rapide. Esprit, la storica supercar torna con un V8 da 5 litri e nel mirino Gallardo, 911 Turbo e 458 Italia. E poi c’è il simbolo della casa: la Lotus Elise.
La macchina da corsa tascabile verrà completamente stravolta e rinnovata. Il motore sarà più potente, 300 cavalli la “base”, e l’auto sarà più pesante di circa 200 chili e sarà più costosa. Più confortevole. Più accessoriata. Quindi ecco con chi sono d’accordo. Con tutti quelli che come me amano l’Elise proprio perché è quello che è adesso. Una macchina da corsa senza compromessi, leggera, potente, agile, dura e pura.
Alla Lotus sanno che con la gamma attuale hanno rispetto e ammirazione di uno stormo infinito di appassionati, ma gli appassionati non pagano le bollette. Gli ammiratori e il rispetto non ti permettono di comprarti da mangiare. O una villa a Monte-Carlo. O uno Yacht da 60 metri. O una supermodella bionda.
Le vendite invece sì. Quindi con una nuova ambizione, nuovi soldi e nuova gestione (anche se per ora la Lotus rimane di proprietà della malese Proton) e una nuova gamma di sei modelli uno più bello dell’altro la casa di Norfolk è pronta a tutto.
Ma stavamo parlando dell’Elise. Dicevamo di chi, come me, ha storto o storcerà il naso di fronte a un’Elise snaturata e piena di compromessi. Sono d’accordo. Anzi, ero d’accordo.
Poi ho visto le foto della nuova Elise. Le foto di quelli che dovrebbero essere gli interni. E ne voglio una. Uscirà nel 2015 (o almeno questo è quello che dicono alla Lotus). Quindi se nel frattempo non sarò morto prematuramente schiantandomi a bordo di una Exige contro un albero, nel 2015 se mi cercate io sarò quello in prima fila. Con un assegno in bianco pronto per la Lotus con su scritto come causale “la voglio bianca con i cerchi neri.”
Non importa quanto potrà costare.
A proposito, quanto credete che potrei guadagnarci vendendo uno dei miei reni?